La forza delle storie delle Tre Rose Rugby
Quando sono arrivato alle Tre Rose ho vissuto un momento speciale: quello in cui i numeri sulle maglie da gioco sono diventati nomi, quando ai volti sono corrisposte personalità e compagni di squadra, quando le differenze sono diventate punti di forza. È proprio in questo momento della mia esperienza alle Tre Rose che ho compreso come lo sport mostri il suo lato più umano attraverso l’incontro autentico con l’altro.
La storia che intendo raccontare sul sito di “Amici delle Tre Rose”, con l’aiuto dei miei compagni di squadra, nasce da questa semplice constatazione: nel dibattito sui flussi migratori, sulle differenze culturali, sulla convivenza, manca qualcosa di fondamentale: l’esperienza diretta, l’incontro personale, la condivisione di storie vere.
I Porti : Dove Nascono i Legami
Come i porti del Mediterraneo, dove sono nati i più importanti scambi culturali della storia dell’umanità e hanno visto fiorire comunità plurali aperte al cambiamento e arricchite dalla diversità, le Tre Rose offrono un approdo di incontro autentico, un squadra dove le identità si mescolano e si rafforzano vicendevolmente. Sul campo da rugby delle Tre Rose, questa similitudine diventa realtà tangibile. Qui, persone di diverse provenienze, culture e storie personali si ritrovano unite da un obiettivo comune. Corpi che si muovono insieme, strategie che si condividono, vittorie e sconfitte: tutto si vive come gruppo.
Oltre l’Astrazione: Il Potere dei Nomi
Uno dei problemi più gravi del dibattito sull’immigrazione è la tendenza ad astrarre l’altro, a ridurlo a categoria, a numero, a problema da risolvere. Nel rugby questo non è possibile. Non puoi fare una meta con un “immigrato” o con un “italiano”: la fai con Marco, con Ahmed, con Giuseppe, con Keita. Hai bisogno dei loro nomi, delle loro storie, delle loro specificità. È questa concretezza che rende preziosa l’esperienza delle Tre Rose.
Ogni giocatore porta con sé non solo le proprie competenze sportive, ma la ricchezza di una storia personale. E sono proprio queste storie che voglio raccontare. Non per sentimentalismo mal riposto, ma perché credo nel loro potere trasformativo sociale.
Le E-mozioni che Ci Muovono
Le emozioni ci fanno muovere fuori da noi stessi, verso l’altro. Nel rugby questo movimento è letterale: devi uscire dalla tua posizione, coordinarti con i compagni, fidarti di chi hai accanto. Ma nel dibattito contemporaneo deve farci uscire anche dai pregiudizi, dalle nostre paure, dalle nostre certezze.
Quando un ragazzo arrivato in Italia su un barcone fa la sua prima meta, quando un casalese impara a dire “grazie” in wolof, o quando con un senegalese si ritrovano a discutere di strategia di gioco mescolando dialetto e francese, in quei momenti si crea qualcosa di nuovo. Si crea un legame speciale.
I Problemi Come Opportunità
Non nascondiamoci dietro un dito: l’integrazione, la convivenza, la gestione della diversità portano problemi. Come i figli, come il progresso tecnologico, come tutto ciò che vale la pena di vivere. Ma insieme ai problemi portano anche le loro soluzioni, le condizioni per superarli, per trasformarli in opportunità di crescita.
Nel rugby delle Tre Rose, ogni difficoltà di comunicazione diventa un’occasione per imparare. Ogni differenza culturale si trasforma in una strategia in più a disposizione della squadra. Ogni conflitto iniziale diventa il preludio di un’amicizia più salda.
Un Invito ai Miei Compagni di Squadra
Per questo, rivolgo un appello a tutti voi, compagni e amici delle Tre Rose: raccontatemi le vostre storie. Non quelle costruite a tavolino, non i discorsi fatti, ma le esperienze vere. Quel momento in cui avete capito che il vostro compagno di mischia non era più “un altro” ma era diventato parte di voi. Quel pomeriggio in cui ridendo insieme dopo l’allenamento abbiamo scoperto di avere più cose in comune di quante ne immaginassimo.
Queste storie hanno un potere che i dibattiti intellettuali non hanno. Hanno la forza della verità vissuta, dell’esperienza condivisa, del sudore comune e della gioia spartita. Attraverso i vostri canali social, queste storie possono raggiungere persone che non hanno mai avuto l’opportunità di vivere un incontro autentico con la diversità, facendo capire loro che siamo qui pronti ad accoglierli o anche solo a parlarne.
Volare Alto Insieme
Torniamo a volare alto, ma con i piedi ben piantati per terra, o meglio, sul campo da rugby. L’ipotesi della circolarità dei movimenti migratori ci insegna che le persone si muovono, si incontrano, si mescolano da sempre. Il rugby delle Tre Rose è un microcosmo di questa realtà, un laboratorio dove sperimentare forme di convivenza che vadano oltre le parole.
Ogni politica, ogni legge, ogni pratica sociale dovrebbe puntare a creare legame sociale, ad aprire spazi di ascolto e comprensione. Il rugby lo fa naturalmente, senza forzature, senza retorica. Lo fa perché nello sport, come nella vita, alla fine conta solo una cosa: riuscire a volare alto insieme.
L’Eredità delle Impronte
Le vostre storie sono parte essenziale di questa verità. Condividiamo le nostre storie, perché il mondo ha bisogno di esempi concreti di come la diversità non sia un problema da risolvere, ma una risorsa da valorizzare. Condividiamo le nostre storie personali perché hanno il potere di abbattere più muri di mille discorsi astratti.
Il campo da rugby delle Tre Rose è lì, con i segni dei tacchetti delle nostre scarpe che ricordano ogni passo, ogni sforzo, ogni storia. Impronte che testimoniano che noi ci siamo stati come squadra, come gruppo legato da sentimenti di fraternità.
L’invito è a tutti i miei compagni di squadra: condividiamo le nostre storie! Insieme possiamo dimostrare che l’incontro autentico è la via per un maggior benessere per tutti.