
SINTESI DELL’ARTICOLO
A Casale Monferrato esiste una straordinaria squadra di rugby chiamata “Le Tre Rose”, composta principalmente da migranti provenienti da paesi africani come Mali, Costa d’Avorio e Sudan. Questo progetto di integrazione sociale attraverso lo sport ha portato la Federazione Italiana Rugby a modificare le regole sulla presenza di giocatori stranieri in Serie C. I giocatori, molti dei quali hanno scoperto il rugby solo di recente, trovano nello sport un’opportunità di inclusione mentre attendono l’esito delle loro richieste di permesso di soggiorno.
Testata: La Vita Casalese
Data pubblicazione: Dicembre 2016
Rubrica/Sezione: Sport e Società
Titolo originale: “Sport, scuola di vita: il caso delle Tre Rose Rugby“
Autore: Redazione
PUNTI CHIAVE
- Eccezionalità sportiva: La squadra “Le Tre Rose” ha spinto la Federazione Italiana Rugby a modificare il regolamento che limitava a uno il numero di giocatori stranieri in Serie C
- Barriere superate: Nonostante le difficoltà linguistiche (si traducono le indicazioni in inglese e francese) e la recente scoperta del rugby, i giocatori mostrano passione e determinazione
- Il valore dell’uguaglianza: Come testimoniato dai protagonisti, sul campo da rugby non esiste discriminazione: “siamo tutti uguali: bianchi e neri”
- Oltre lo sport: Per questi giovani, il rugby rappresenta l’unica vera occasione di relazione con coetanei italiani e di scambio di esperienze
CITAZIONI
“Mi piace giocare, mi fa sentire libero perché loro ci insegnano le regole, che sono applicate a tutti”
Youssef Syla, giocatore ivoriano delle Tre Rose Rugby
“Nella squadra siamo tutti uguali: bianchi e neri. Poi, alla fine della partita, mangiamo tutti insieme con i nostri avversari. La vita di tutti i giorni dovrebbe essere così.”
Siriki, giocatore ivoriano
CONTESTO E ANALISI
L’articolo si inserisce nel complesso dibattito sull’integrazione dei migranti in Italia, proponendo un esempio virtuoso di inclusione attraverso lo sport. La narrazione combina la dimensione sportiva con quella umana, raccontando sia l’esperienza collettiva della squadra sia le storie individuali di alcuni protagonisti.
Il pezzo si distingue per la capacità di presentare la complessità del fenomeno migratorio senza retorica. Emerge chiaramente come il rugby rappresenti un’isola di normalità per persone che vivono situazioni di grande precarietà: tra lezioni di italiano, allenamenti e l’estenuante attesa per i documenti, questi giovani trovano nel campo sportivo un luogo di appartenenza.
Particolarmente significativa è la figura di Paolo Pensa, presidente del club, e di Mirella Ruo, che assistono questi ragazzi come fossero figli, rappresentando quel volontariato silenzioso che sopperisce alle carenze istituzionali nell’accoglienza.
IMPATTO E RILEVANZA
L’articolo offre una prospettiva concreta su come lo sport possa fungere da strumento di integrazione, andando oltre la retorica dell’accoglienza per mostrare un esempio pratico e funzionante. La storia delle Tre Rose Rugby è rilevante perché dimostra come lo sport organizzato possa creare spazi di inclusione che la vita quotidiana spesso nega, soprattutto per quanto riguarda le relazioni tra coetanei.
Il racconto del percorso di Ali Abubakar, dal Sudan all’Italia attraverso Chad, Nigeria, Niger e Libia, offre inoltre uno spaccato realistico delle difficoltà affrontate dai migranti, contribuendo a umanizzare un fenomeno spesso ridotto a statistiche.
NOTE EDITORIALI
L’articolo riesce a evidenziare come, al di là delle politiche migratorie nazionali, esistano esperienze locali capaci di costruire percorsi di integrazione efficaci, seppur limitati. Merita particolare attenzione il paradosso di un sistema che mantiene questi giovani in uno stato di prolungata incertezza (fino a due anni per una risposta definitiva sul permesso di soggiorno), durante il quale costruiscono legami e competenze che rischiano di essere vanificate in caso di esito negativo.
Sarebbe stato interessante approfondire anche la reazione della comunità locale di Casale Monferrato a questa iniziativa e l’eventuale evoluzione dell’atteggiamento nel tempo.
A cura di: Redazione Rassegna Stampa
Maggio 2025